Perchè il dibattito intorno alle vignette dei sussidiari è importante?

In questi giorni forse ti è capitato di sentire parlare di articoli e vignette presenti in sussidiari per le elementari. Tutto è partito da una pagina di un libro edito Raffaello Editore che si intitola “Quest’anno vorrei…”. La pagina invita alunne e alunni a scrivere ciò che vorrebbero fare loro. Eccola:

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Il giorno dopo un’altra pagina è diventata virale…

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Alcuni libri per la scuola producono ancora rappresentazioni offensive, razziste e imbevute di stereotipi.

Questa è stata la nostra risposta iniziale:

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Questa occasione ci fa vedere come sono fatti i libri di testo, e come scrive la Expert Angelica Pesarini:

Non so se scaturiscano più curiosità le immagini e i testi razzisti prodotti nel 2020 da alcune case editrici italiane, o piuttosto i commenti (e ne ho letti davvero tanti!) di sedicenti antirazzist_ che, con candida ingenuità da una parte, o arroccat_ in una presunta posizione di egemonia culturale ed intellettuale dall’altra, finiscono per sentirsi in diritto di spiegarCi perché, secondo loro, una certa immagine sia o meno razzista, o perché gli intenti di un certo testo siano o meno inclusivi, che è ora di finirla con ‘sto politically correct che sennò finisce tutto in cancel culture, e che dai, sorridiamo alla vita invece di vedere razzismo ovunque!

A costo di risultare ripetitiva e monotona, vorrei ribadire una cosa. Il razzismo, così come la violenza omotransfobica e altre situazioni di oppressione, non sono un dibattito di logica in cui, chi non ne fa le spese, possa sentirsi in diritto di imporre la propria opinione a scapito dei soggetti intetessat_. E non perché certi temi siano off- limits e non se ne debba parlare, anzi. C’è però una differenza sostanziale tra l’interessarsi ad una situazione di cui non si ha nessuna esperienza e di cui si vorrebbe capire di più, e il sentire un irrefrenabile senso di legittimazione che spinge alcun_ a spiegare ed imporre una personale visione di una situazione mai esperita.

Per capire se in questo specifico caso tale imposizione stia avvenendo, e se sia quindi meglio porsi in una situazione diversa, basta farsi alcune semplici domande.
Sono mai stat_ una bambina o bambino ner_ in una classe, o scuola, a stramaggioranza bianca?
Sono mai stata una bambina o bambino ner_ in una classe, o scuola, a stramaggioranza bianca in cui la mia prima lingua non era quella parlata dal resto della classe?
So cosa si prova a vedere queste mie esperienze rappresentate da chi non le vive in un testo che sono obbligat_ a leggere?
Se non si può rispondere in maniera affermativa ad una di queste domande, non significa che non se ne possa parlare in modo da capirne di più, ognun_ dalla propria posizione. Credo però, che oltre ad esprimere centinaia di commenti sul fatto che un testo o immagine siano o meno razzisti, ci sia davvero bisogno di chiedersi perchè certe persone, che il razzismo non vivono sul proprio corpo, si sentano incredibilmente legittimat_ ad imporre il proprio pensiero a scapito delle soggettività interessate.

 

E i tuoi libri di testo come sono? Come parlano di storia e di cittadinanza? Vai a vedere e facci sapere cosa scopri!

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Articolo pubblicato in Articoli, il 29 settembre 2020