Cos’è il razzismo istituzionale? Esiste in Europa?

Per rispondere a queste domande condividiamo il Comunicato Stampa in italiano sul nuovo Report di ENAR – European Network Against Racism, che analizza la situazione attuale in Europa.

 

Brussels, 12 Settembre 2019 – Il razzismo istituzionale prevale nei sistemi di giustizia penale in tutta l’Europa e incide sul modo in cui i crimini razzisti non sono denunciati, indagati e perseguiti, secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi dalla Rete europea contro il razzismo (ENAR).

“Venti anni dopo che il rapporto Macpherson ha rivelato come le pratiche della polizia britannica siano state caratterizzate da razzismo istituzionale, il rapporto rivela che oggi i sistemi di giustizia penale in tutta l’Europa non riescono ancora a proteggere le vittime dei crimini d’odio – nonostante l’aumento di crimini violenti con motivazioni razziste” afferma Karen Taylor, Presidente della Rete Europea Contro il Razzismo.
Il rapporto ENAR, che copre 24 Stati Membri dell’Unione Europea, fornisce dati sui crimini razzisti tra il 2014 e il 2018 e documenta le pratiche istituzionali relative alla denuncia, all’indagine e al processo penale dei crimini d’odio. Il rapporto rivela l’esistenza di forme sottili di razzismo all’interno del sistema di giustizia penale, dal momento della denuncia, fino alle indagini e al processo penale. Questo evidenzia un “vuoto di giustizia“: un numero significativo di crimini motivati dall’odio finiscono per non essere giudicati come tali.
I dati relativi al periodo 2014-2018 suggeriscono che i crimini d’odio con elementi di discriminazione razzista sono in aumento in molti Stati membri dell’Unione Europea. Inoltre, eventi importanti come gli atti terroristici – e la retorica politica e le risposte a questi attacchi – possono causare picchi nel numero di crimini razzisti.
La maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europa ha normative, politiche e linee guida per rispondere ai crimini d’odio, ma non sempre sono applicate a causa di un contesto di razzismo istituzionale profondamente radicato nelle autorità preposte.

La cattiva gestione di questi crimini da parte delle autorità, ed in particolare da parte delle forze dell’ordine, è evidente nella gestione delle denunce, durante le quali la polizia non sempre prende sul serio le segnalazioni di crimini razzisti e/o le vittime che li denunciano. Questa pratica sembra essere particolarmente radicata con riferimento ad alcuni gruppi, come i rom e le persone di origine immigrata con pelle nera, in quanto gli stereotipi razzisti sono pervasivi a tutti i livelli organizzativi delle forze dell’ordine.
Inoltre, la mancanza di risposte istituzionali e le esperienze negative delle vittime con la polizia risultano spesso nella necessità per le organizzazioni della società civile di colmare un vuoto, per garantire che i crimini d’odio siano adeguatamente registrati e gestiti.
L’elemento di discriminazione razzista può “scomparire” nel corso della registrazione delle denunce da parte della polizia o nel corso delle indagini. In generale per le forze dell’ordine risulta più semplice indagare su crimini quali la violazione dell’ordine pubblico o i crimini contro la proprietà, piuttosto che trovare prove delle motivazioni razziste.
Ci sono inoltre diversi fattori che ostacolano il perseguimento e la condanna di un crimine d’odio, inclusa la mancanza di definizioni chiare di tali crimini, la mancanza di formazione delle autorità preposte e il sotto-utilizzo della normativa (legge Mancino e conseguenti), che punisce l’elemento aggravante associato alla discriminazione razzista.
A fronte di questo scenario, “è necessario un cambiamento radicale all’interno del sistema giudiziario penale, per assicurare che le vittime dei crimini d’odio possano avere giustizia. I governi e le istituzioni potranno rispondere adeguatamente ai crimini d’odio se si impegnano a rivedere pratiche, politiche e procedure che impediscono il pieno accesso alla giustizia da parte di alcuni gruppi sociali”, afferma Karen Taylor. “La sicurezza delle persone è in pericolo e il pieno accesso alla giustizia deve essere assicurato per tutti i membri della società”.

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Articolo pubblicato in Articoli, il 02 ottobre 2019