A volte sentiamo dire “ma questo è razzismo al contrario!” – riferito a situazioni in cui persone bianche si sentono oggetto di pregiudizio o discriminate da parte di persone non bianche…ma esiste davvero il razzismo al contrario?

La risposta la dà in tre minuti il comico australiano Aamer Rahman in un video sottotitolato (da noi)! (prego)!

Sotto altri spunti per approfondire!

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Guarda il video del comico autraliano Aamer Rahman

Traduzione* di estratti dall’articolo Reverse racism does not exist di Michelle Houston su gal-dem.com. Trovi una traduzione in italiano dell’articolo più completo cliccando qui

3-768x768Il razzismo è un fenomeno complesso, che non si può spiegare dicendo che una persona di una razza non sopporta una persona di un’altra razza e si comporta di conseguenza, basandosi su questa antipatia. Nonostante la definizione del vocabolario (razzismo: nome “pregiudizio, discriminazione o antagonismo diretto contro qualcuno di una razza diversa in base alla convinzione che la propria razza sia superiore”), sono favorevole all’argomentazione moderna secondo cui il razzismo deriva da un privilegio sistemico, che, in generale, le persone of Colour (PoC) non hanno. […]

Perché non esiste il razzismo al contrario?

  • Il razzismo provoca tensioni razziali, ma tutte le tensioni razziali sono un prodotto della stessa struttura del razzismo.
  • Sebbene con questo non voglio giustificare episodi di violenza, la struttura del razzismo provoca una rabbia legittima da parte delle persone Of Colour. L’idea di un razzismo al contrario non riesce a tener conto di questo: in sostanza, tutti i bianchi, a prescindere dai comportamenti individuali, condividono la responsabilità del razzismo.
  • Il termine “razzismo al contrario” implica che si giochi alla pari. Ignora il fatto che il razzismo, una pratica e un’ideologia che sono sbocciate e si basano su secoli di colonialismo, è stato ed è tuttora uno strumento politico delle società occidentali.
  • La nozione di razzismo al contrario ignora che i bianchi abbiano storicamente beneficiato della struttura sociale del razzismo, e quindi hanno pochi motivi per cambiare un comportamento che assicura linfa all’attuale funzionamento sociale. La realtà è che il razzismo è profondamente radicato nel tessuto della società.
  • I commenti razzisti su pelle, capelli, accento, occhi, religione sono una parte enorme del razzismo.
    E sì, i bianchi hanno la capacità di soffrire. Ma quando i bianchi soffrono o vengono insultati, il loro dolore nasce da altre questioni sociali. Possono essere bullismo, povertà, classismo, sessismo, abilismo o ignoranza, ma non è razzismo.
  • Il razzismo è sistemico. Per la sua struttura, non c’è nulla nell’esperienza di una persona bianca che possa essere messa a confronto con l’essere una persona of Colour quando si tratta di identità razziale. […]

[…]

Il razzismo è un sistema gerarchico che favorisce i bianchi; concesso ad alcuni bianchi più di altri. Tuttavia, ha un impatto e causa sofferenza per tutte le Persone of Colour e, a sua volta, danneggia tutti perché una società razzista è intrinsecamente disastrosa per la civiltà morale.

Il razzismo al contrario non esiste, perché c’è ancora bisogno di spiegare spiegare ai bianchi cosa sia il razzismo. E a volte non si riesce a far capire di cosa si tratta.E allora ecco che rimango seduta lì, in silenzio, sussultando per una storia su un commento ignorante casualmente comparato a secoli di oppressione.

* In attesa di un lavoro che sta maturando sulle scelte lessicali per un antirazzismo critico in Italia, abbiamo deciso di tradurre l’inglese Race con razza, dove il corsivo indica che si tratta di un costrutto sociale, Brown è rimasto non tradotto (letteralmente persone Nere e Marroni) e non si è tradotto People of Colour per mantenere l’accezione Statunitense.