Per il sesto anno partecipiamo e sosteniamo il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina con la sezione e premio “Il razzismo è una brutta storia”, vinta da Sexy  Shopping di Antonio Benedetto e Adam Selo.

La sezione “Il razzismo è una brutta storia” raccoglie e premia i film selezionati al festival che affrontano in modo critico e costruttivo i temi delle discriminazioni su base razziale, dei diritti di cittadinanza e delle migrazioni. Per l’edizione del 2015 la giuria è arricchita dai giovani dello Spazio Università del Festival.

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Trama di Sexy Shopping, vincitore della sezione Il Razzismo è una brutta storia

Miah è un venditore ambulante itinerante per le strade di Bologna. La vita in Italia non è semplice e Miah si scontra ogni giorno con l’indifferenza, le difficoltà economiche e gli ostacoli burocratici. Beauty, sua moglie, è rimasta in Bangladesh con il figlio. Le difficoltà non sono facili da spiegare a così tanti km di distanza e allora Miah decide di raccontare alla moglie la sua vita e il suo lavoro nel Bel Paese con l’aiuto di una telecamera nascosta che lo seguirà nelle sue serate lavorative sotto i portici di Bologna. Si costruisce così un video diario ironico e dolceamaro della vita di un ambulante in città.

Il trailer

Commento dei giovani dello Spazio Università del Festival. “Sexy Shopping” è il vincitore:

“Per l’uso originale della camera che, attraverso un sapiente gioco di sguardi, permette allo spettatore di immedesimarsi nel protagonista; per aver affrontato in modo ironico e incisivo una situazione che riguarda la nostra quotidianità, e per averci raccontato la genialità e la perseveranza di Miah che nella difficoltà ha saputo reinventarsi.

Chi negherebbe di fare fatica a relazionarsi con le molte persone che vendono rose per le strade di Milano? La storia di Miah – venditore ambulante con la Partita Iva, che ha sognato l’Italia e vende gadget a ragazze e ragazzi che sognano l’Australia, ci dà degli strumenti in più per vivere tutti i giorni questi incontri? Sicuramente ci ricorda che non è semplice guardare in faccia, vedere l’umanità e cercare di capire le persone che come noi cercano di costruire per sé e la propria famiglia un futuro migliore (e comprare una bicicletta!). E di quanto sia importante farlo per restare umani.”

Gli altri due finalisti. Il commento dei giovani giurati

Asmarina,  Alan Maglio e Medhin Paolos, Italia, 2015, 70’

“Per la capacità di restituire profondità storica e complessità culturale della comunità Eritrea in Italia, creando intimità con lo spettatore e promuovendo i valori di pace e integrazione fra i popoli.”

 

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Limbo,  Matteo Calore, Gustav Hofer, Italia, 2014, 56’
“Per averci fatto riflettere su come quelle categorie che nella vita quotidiana contribuiscono ad escludere le persone siano frutto di una costruzione sociale ed istituzionale e di come occultino percorsi fatti di rapporti umani, scelte e difficoltà.”
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