CHI MEGLIO DI BUGO E TRILLY PER RAPPRESENTARE LE LOTTE #BLACKLIVESMATTER IN ITALIA? – L’ESPRESSO

La riflessione del gruppo Experts di Razzismo Brutta Storia
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Tra tutte le foto della manifestazione #BlackLivesMatter in Piazza del Popolo a Roma, l’Espresso sceglie proprio questa per la copertina.
La scelta della foto e del titolo nei giornali – il “taglio” – sono una scelta editoriale del tutto indipendenti dalle intenzioni del fotografo e da quelle di chi scrive l’articolo – e questa scelta così infelice ancora una volta rivela la la capacità e volontà di distogliere lo sguardo e l’attenzione da quello che le mobilitazioni di questi giorni raccontano.
Decine di piazze hanno denunciato come Black Lives Matter in Italia voglia dire anche e soprattutto razzismo sistemico, Leggi ingiuste, dalla Bossi Fini, ai decreti sicurezza, alla legge Sulla cittadinanza, che contribuiscono a produrre precarietà e sfruttamento per le persone razzializzate di ogni età.
E’ certamente legittimo per un giornale parlare del problema del precariato dei giovani ma è del tutto fuorviante e scorretto intellettualmente farlo nel contesto di queste proteste, che hanno visto giovani e giovanissime riempire le piazze italiane per parlare delle discriminazioni razziali che continuano ad esistere in questo paese.
Perché trasformare questi messaggi in “abbasso il precariato per le e i giovani di ogni colore”?
Perché esercitare il potere di un media come l’Espresso, per mistificare il messaggio delle proteste?

I due ragazzi nella foto che dicono BlackLivesMatter quel giorno non erano certamente in piazza a parlare del loro precariato, ma probabilmente la direzione de l’Espresso sceglie il “bianco universale”, perché ritiene che meglio rappresenti gli italiani autoctoni e così andrà bene anche per quegli altri.

La scelta è strumentale, e al contempo utile per tenere il faro sulla solidarietà antirazzista bianca ed emotiva, che però non può render conto di come il razzismo tocchi le vite di chi lo subisce, e a cui di nuovo si toglie il diritto di esistere nella rappresentazione pubblica del dissenso.

Bugo e Trilly diventano di nuovo la faccia della lotta, nello stile consueto dell’antirazzismo “made in Italy” dove antirazzismo significa ricoprire il ruolo del soccorritore – o della soccorritrice bianca, che diventa protagonista reggendo sulle proprie spalle il soggetto razzializzato, invece che fare il necessario lavoro di ascolto e autocritica, scegliendo di mobilitare le proprie risorse per restituire significato al termine alleanza/alleato.

Le apprezzabili connessioni delle lotte con i vari pezzi all’interno del numero – così come l’articolo dedicato alle proteste antirazziste con le immagini di attiviste nere – rendono le scelte di copertina e ‘framing’ de l’Espresso ancora più indifendibili. Eppure l’Espresso con il suo direttore hanno in passato dimostrato un’attitudine allo sguardo e all’ascolto sempre più rari nel giornalismo italiano. Attitudine più che mai tradita dal numero di oggi – “Ignorati generali” – che invisibilizza le persone nere e quello che sta realmente accadendo, e rende molto chiaro chi sono, anche stavolta, i veri ignorati.

#BlackLivesMatter #StopRazzismoSistemico #Invisibilizzaione

Info sul numero de L’Espresso qui
https://espresso.repubblica.it/…/ignorati-generali-l-espres…

Questo testo è frutto della riflessione condivisa del gruppo di Experts di Razzismo Brutta Storia http://www.razzismobruttastoria.net/persone/

13 giugno 2020