Di Rahma Nur

I libri sono necessari e in alcuni periodi storici lo sono più che mai. In Italia negli ultimi tempi si è sentita la forte urgenza di rivendicare la propria identità di neri italiani da più parti: dal punto di vista sociale, personale e politico.

Questa fine d’anno la saluto con alcuni consigli di lettura. Oltre a tantissimi libri degni di nota, vorrei però consigliarvene qualcuno per capire la realtà e il vissuto di persone che ci sono vicine, che ci passano accanto, che aspettano l’autobus con noi, che fanno la fila dal medico o al supermercato e che prendiamo spesso per scontato. Il nostro è un mondo complicato, variegato e insieme possiamo risolvere qualche rebus e capirlo un po’ più a fondo.

I neri d’Italia, siano essi di nuovo ingresso come i migranti o di varie generazioni (prima, seconda ma ormai anche di terza generazione!), sono stati bersaglio di una certa politica bieca e priva del concetto di diritti umani, di senso di responsabilità e etica. Tutto questo solo per raggiungere il loro scopo primario: parlare alla pancia di certi cittadini scontenti a causa della crisi economica, pronti a lanciarsi dietro alle urla del politicante di turno che indica la causa di tutti i mali del Belpaese nei neri (eh sì , perché l’immigrazione a cui assistiamo pare sia solo di neri africani!) che, secondo loro, sbarcano a frotte sulle coste italiche a rubare il lavoro agli autoctoni.

Prima gli italiani! È il grido che imperversa ancora nelle bocche di alcuni. Dimenticando che in quell’”italiani” c’è una grande fetta di donne, uomini e bambini che qui vi sono nati o cresciuti, alcuni con passaporti italiani, altri in attesa che gli venga riconosciuta la cittadinanza, l’ultimo pezzo mancante perché la loro identità sia completa, non frammentata, almeno sulla carta.
In questi ultimi tempi sono usciti dei libri che sono l’ulteriore prova che l’Italia è cambiata, che la faccia dell’italiano medio non è più quella che ci mostrava la televisione fino a venti, trent’anni fa.
Il primo libro che vi consiglio è Future, il domani narrato dalle voci di oggi. Il domani del titolo è già oggi perché le donne che raccontano le loro storie personali, entrando in se stesse e nei loro vissuti, o affacciandosi al di fuori del loro animo e tessendo una trama distopica a tratti terrorizzante come solo certa realtà può essere (Lamiere, di Esperance Hakuzwimana) o densa di ricordi e solitudine (Zeta, di Lucia Ghebreghiorges) sono donne reali che calpestano le strade d’Italia, che vivono, lavorano, amano, studiano, scrivono e dibattono con forza e fermezza della loro storia, del loro diritto di essere qui perché qui è la loro casa.
Attraverso i loro racconti, qualcuno così personale, autobiografico e colorito nel linguaggio che non risparmia nessuno, altri pacati e quasi poetici, queste autrici danno voce anche a chi non ce l’ha. Ad esempio Angelica Pesarini, che ci racconta un fatto vero e dilaniante della storia dell’Italia colonica in Eritrea.

Alle molte donne che vivono silenti, che si adeguano agli stereotipi e ai pregiudizi, che non hanno la capacità di alzare la testa per farsi vedere, che non hanno le parole per dire con fermezza chi sono e cosa vogliono. Perché il corpo nero per molti non ha un’ anima, non prova dolore, non ha ferite e continua ad essere toccato, abusato, colpito, evitato, annullato (il caso eclatante della scrittrice anglonigeriana Bernardine Evaristo vincitrice del premio Booker Prize insieme a Margaret Atwood che lo aveva già vinto dieci anni prima, e non è stata nemmeno degna di essere citata dalla BBC).
Queste autrici, alcune giovanissime, altre più grandi, ci raccontano storie che sono abbastanza simili a quelle di moltissime donne, di ragazze ma anche di ragazzi e padri che ogni giorno calpestano silenziosamente le strade di questo nostro paese. Se le donne sono quelle che gridano di più il loro dolore, la loro rabbia, i papà di questi racconti sono uomini dignitosi e taciturni, a volte presenti, altre assenti. Ma che con il loro silenzio riescono a trasmettere alle figlie il loro vissuto, le loro radici, il dolore e l’incapacità di vivere o sopportare le difficoltà e l’alienazione.

Se da una parte Prisca Agustoni ci racconta della diaspora brasiliana e del silenzio che ha coperto la voce dei neri brasiliani per decenni, dall’altra possiamo dire che i neri italiani vengono ancora silenziati: parli del colonialismo? Delle atrocità arrecate ai somali, eritrei, libici ed etiopi durante la corsa alla colonizzazione? Sei un bugiardo o un ingrato, come ti permetti? Gli italiani hanno portato progresso e civiltà.

Per capire meglio il passato coloniale italiano ed il nostro presente fatto di immigrazione, oltre a libri come quelli di Del Boca che sono storici, si può benissimo iniziare con Sangue giusto di Francesca Melandri. In un unico romanzo abbiamo il nostro presente e passato. È un libro che ho divorato pagina dopo pagina, un libro che mi ha recato dolori profondi, riflessioni altissime e ogni volta avrei voluto leggerlo ad alta voce ad amici, conoscenti e colleghi. Perché quando ti dicono “ Somalia? Etiopia? Ma quante cose buone abbiamo fatto lì!” Ti senti le budella contorcersi. Rispondere ogni volta significherebbe aprire un dibattito senza fine e ne esci solo esausta e depressa.
Purtroppo la storia la scrivono i vincitori e coloro che si illudono di aver portato solo benessere e opere… ma le vittime no, le vittime non parlano, o se lo fanno non vengono credute. Allora leggete questo libro. Francesca Melandri ha fatto una lunga ed approfondita ricerca e quello che scrive della Storia d’Etiopia è documentato e vero. Poi c’è il romanzo, c’è l’amore, una storia filiale che sconvolge, la realtà dell’immigrazione che sconcerta a chi non la conosce, Roma con le sue mille sfaccettature di metropoli multietnica, fatta di persone, spezie, profumi.
Se parli della discriminazione che subisci, del razzismo dilagante o quello strisciante che ci colpisce, sei instabile, un maniaco che soffre di manie di persecuzione e per alcuni un ingrato perché è stato accolto.

Un altro libro che vi consiglio è E poi basta. manifesto di una donna nera italiana di Esperance H. Ripanti. In questo libro Esperance si espone senza mezzi termini e grida ad alta voce ciò che è, ciò che ha passato nella sua giovane vita di bambina, ragazza e giovane donna nera in un paese della provincia bresciana. Il suo non riconoscersi, bambina, riflessa negli altri, il suo scoprire di essere nera all’improvviso e fare i conti con questa scoperta. Capitolo dopo capitolo Esperance ci porta a comprendere ( e condividere) la portata del suo messaggio; la lotta iniziata per riappropriarsi della sua identità di nera italiana, il suo intelligente scardinamento di pregiudizi che la gente ha nei confronti dei neri italiani; le paure che devono essere trasformate in leve per renderci tutti forti. È un libro importante e la voce potente di Esperance si sente in ogni riga. Un libro da regalare a noi stessi e, soprattutto, ai nostri giovani perché sappiano di non essere soli.

Vi lascio con un ultimo libro, un’antologia di voci diverse, di donne che rappresentano anch’esse la pluralità della nostra Italia. Donne e ragazze di nuova immigrazione o di prima generazione, ma anche italiane autoctone. Qui potete scegliere tra varie annate antologiche, l’ultima del 2018 del Concorso Nazionale Lingua Madre che si tiene all’interno del Salone Internazionale del Libro di Torino e, come dice la presidente del concorso, Daniela Finocchi nel saggio L’alterità che ci abita: “Condividere il mondo. Condividerlo perché nessuno può dirsi padrone, neppure della propria patria; perché tutte e tutti abbiamo bisogno di essere riconosciute/i per esistere; perché…. il mondo è globale, interconnesso e interdipendente. Stare insieme nel mondo. Questa è la sfida del nostro presente.”. “Il pensare delle donne e il loro sentire differentemente abbraccia il mondo, l’alterità che ci abita si sta tramutando in un patrimonio umano universale.
Buona lettura e buon anno nuovo!
Rahma

 

 

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L’autrice

Rahma Nur, nata a Mogadiscio (Somalia) è vissuta sempre a Roma. Insegna nella scuola primaria. Scrive poesie e racconti: ha vinto il Premio Rotary Club del Concorso letterario Lingua Madre di Torino e il concorso Scrivere Altrove “Amici di Nuto” di Cuneo rispettivamente per il racconto “Volevo essere Miss Italia” e “Mamma Somalia”. Suoi racconti e poesie sono stati pubblicati in antologie e riviste on line.

25 febbraio 2020