Pubblichiamo il post della Consigliera Comunale di Milano e Ricercatrice Sumaya Abdel Qader su un tema importante di cui si parla poco, perché resti traccia anche qui sul nostro sito. Grazie Sumaya, e R.I.P. [ma dove?] Abdel Hamid Shaari, Presidente della Moschea di Viale Jenner.

È difficile morire in Italia se si è musulmani.
Quando un giorno morirò vi prego di seppellirmi nella mia città natale, Perugia o nella mia città di adozione, Milano.
Amarezza che il Comune di Milano non abbia potuto accogliere la salma di una delle figure storiche della comunità islamica milanese a causa di un rigido regolamento.
Abdelhamid Shaari dopo una lunga malattia è venuto a mancare nei giorni scorsi. Purtroppo non era più residente a Milano, e nonostante Milano si distingua per essere una città meritoria nell’aver destinato un campo attrezzato per le sepolture di fedeli musulmani (ne sono orgogliosa), resta rigidamente chiusa alle sepolture dei residenti fuori città (vale per tutti). Comprensibile come regola, se non fosse che la maggior parte dei cimiteri attorno a Milano e Lombardia non dispongono di aree attrezzate al culto islamico per la sepoltura.
Quindi dove seppellire una persona che nel suo comune non prevede una dimora eterna che sia adeguata alle esigenze spirituali del proprio credo, come nel caso dello stesso Shaari?
A Milano lo stesso regolamento cimiteriale prevede la possibilità di deroghe in casi eccezionali ma non è stata accolta la richiesta. Per me c’erano motivi ragionevoli per ottenere una deroga per un uomo che a Milano è stato impegnato per quasi 50 anni e che la sua comunità voleva vicino per piangerlo e pregare per lui. Ora riposerà in un comune lombardo lontano.
Shaari ha gestito una realtà articolata come la moschea di viale Jenner, in passato finita nel mirino della autorità per ragioni di sicurezza per presunti fondamentalisti passati da lì. Ma Shaari con le Istituzioni e i servizi di sicurezza ha sempre collaborato per evitare il radicamento di situazioni pericolose.
Un uomo impegnato da sempre nel dialogo interreligioso e istituzionale non doveva essere ignorato così, avrebbe potuto ricevere, invece, degna sepoltura.
Ma il problema delle sepolture dei morti musulmani, come detto più volte, non è una novità. È un problema nazionale. Lo denuncio da tempo. In Italia sono pochi i comuni che concedono aree attrezzate nei cimiteri per le sepolture con rito islamico (che vuol dire principalmente disporre la salma in direzione della Mecca), come previsto dalla Costituzione e come già concesso a tante realtà religiose. Con i musulmani no. C’è sempre un distinguo (discriminazione?) di fondo, mille pippe tutte politiche, per paura di perdere voti o chissà cosa. Le comunità islamiche in Italia non possono che continuare la battaglia affinché si applichino diritti costituzionali (già riconosciuti!!!) in materia di libertà di culto (incredibile ma vero). Invece succede che molti ci speculano dicendo che i musulmani vogliono ghettizzarsi anche nella morte! Considerazione che farebbe ridere se non fosse impregnata di pura banalità maligna.
Invece i musulmani italiani vogliono restare nel paese che ritengono proprio e riposare per l’eternità e questo va letto come un profondo senso di legame al Paese e integrazione.
Tutti devono avere diritto a una sepoltura consona al proprio credo, lo dice la costituzione: un cattolico, un ortodosso, un ebreo, ed altri.
Mi auguro che Milano, con il suo spirito sempre più attento ai diritti delle persone, con il suo spirito ambrosiano di apertura e accoglienza, possa aprire un dibattito sul tema e stimoli i comuni della città metropolitana (ma non solo) a valutare e riconsiderare la possibilità di avere aree attrezzate per le sepolture dei musulmani (e chi abbia lo stesso problema). Le possibilità sono molte, dovute e sinonimo di civiltà.
Riposa in pace Abdelhamid Shaari, Dio ti accolga nella sua Misericordia.
Condoglianze alla famiglia e alla comunità che ti ha perso.

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RBS Squad

Articolo pubblicato in Articoli, il 21 settembre 2020