L’impatto del Covid-19 sulle comunità razzializzate in Europa rimarca la necessità di affrontare le disuguaglianze e il razzismo che persistono all’interno delle nostre società

Bruxelles, 12 maggio 2020 – Dai dati sull’impatto del Covid-19 sui gruppi razzializzati emerge che le risposte dei governi stanno trascurando, e in alcuni casi violando, i diritti fondamentali delle minoranze etniche e razziali in Europa. Il Network Europeo Contro il Razzismo (ENAR) ha creato una mappa interattiva a livello europeo per raccogliere tutti i casi di violazioni dei diritti dei gruppi razzializzati di ciascun Paese, divisi per aree chiave come: assistenza sanitaria; condizioni abitative e lavorative; violenza fisica e verbale di stampo razzista; profilazione razziale e abusi da parte della Polizia. 

La mappa interattiva di ENAR 

Dalle segnalazioni pervenute si evince come la pandemia in corso stia esacerbando, e rendendo sempre più evidenti, il razzismo strutturale e le disuguaglianze pre-esistenti in Europa nel mercato del lavoro, nelle soluzioni abitative, e in organi statali come la Polizia. Le minoranze etniche e razziali non solo sembrano risentire maggiormente degli effetti della crisi, ma i dati ad oggi disponibili dimostrano anche che questi gruppi hanno più possibilità di morire a causa del virus.

→ Mamadou, 35 anni, lavora in Portogallo nel settore dell’edilizia. Da quando è scoppiata l’emergenza Covid-19, è stato temporaneamente messo in cassa integrazione, e a casa sua è diventato più difficile far quadrare i conti. Il suo partner lavora in ospedale, ed è più esposto al virus. Entrambi, inoltre, vivono in uno stabile sovraffollato, dove diventa difficoltoso rispettare le misure di distanziamento sociale.

La malattia ci colpisce tutti, e dovremmo tutti ricevere le cure e il supporto di cui abbiamo bisogno, senza che nessuno sia lasciato indietro – ha dichiarato Karen Taylor, Presidente di ENAR – Nelle loro strategie di contrasto della pandemia, i governi dovrebbero tenere conto dei rischi maggiori, e delle esigenze specifiche, dei gruppi razzializzati, e adottare provvedimenti che garantiscano che non siano soprattutto questi ultimi a scontarne le conseguenze.


Conclusioni principali: 

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I protagonisti di questa emergenza sono anche le categorie più colpite

  • Condizioni lavorative: a conseguenza di discriminazioni e ostacoli strutturali, le minoranze etniche e razziali in Europa spesso si trovano a svolgere lavori precari e sottopagati, o a essere impiegate nei settori essenziali. Pertanto, da un lato sono maggiormente esposte al contagio, dall’altro scontano più severamente le conseguenze economiche della crisi. Molti migranti e persone di etnia rom, in particolare, non avendo accesso ai meccanismi di previdenza sociale, si ritrovano ora senza alcuna fonte di reddito.
  • Condizioni abitative e negazione dell’accesso ai servizi di base: molti gruppi razzializzati in Europa vivono in situazioni di sovraffollamento. Si pensi, per esempio, al campo profughi di Moria, a Lesbo, dove convivono oltre 18.000 persone in una struttura pensata per ospitarne 3.000. In queste circostanze, mantenere il distanziamento sociale per limitare la diffusione del contagio è pressoché impossibile. Comune a questi insediamenti informali, tra i quali rientrano spesso anche quelli abitati dalle comunità rom, è anche lo scarso accesso ai servizi igienico-sanitari di base, essenziale invece nel contrasto di un’epidemia. In alcuni Paesi, infine, sono stati segnalati episodi di razzismo istituzionale, per cui le maggiori restrizioni introdotte dalle autorità nei confronti di rom e migranti allo scopo di contenere il contagio avrebbero di fatto isolato queste due comunità.
  • Negazione dell’accesso al sistema sanitario: sono numerosi i casi in cui ai migranti senza documenti è stato negato l’accesso ai sistemi sanitari nazionali. Nei centri di detenzione e negli alloggi per rifugiati, inoltre, l’accesso all’assistenza sanitaria è generalmente fortemente limitato. 
  • Profilazione razziale e abusi da parte della Polizia: con l’obiettivo soprattutto di monitorare il rispetto delle misure di confinamento adottate per contrastare la pandemia, a gran parte dei corpi di polizia europei sono stati conferiti maggiori poteri. Questo ha avuto un impatto sproporzionato sulle minoranze etniche e razziali, che risultano tra le più fermate e/o perquisite. Ad oggi, si segnalano inoltre due casi, uno in Francia e uno in Belgio, di persone appartenenti a gruppi razzializzati morte in seguito a scontri con le forze dell’ordine.   
  • Violenza e retorica di stampo razzista: fin dalle primissime settimane dalla notizia della diffusione del contagio, cittadini europei di origine asiatica sono stati vittime di attacchi verbali, online e offline, quando non fisici, perché ritenuti responsabili o portatori del Covid-19. Risultano anche casi di retorica razzista che incolperebbero ebrei, migranti, musulmani o rom, della diffusione del virus. 

Alla luce di quanto emerso da questa analisi, le istituzioni dell’UE dovrebbero avviare un’indagine sull’impatto della pandemia, e sulle sue conseguenze, sulle comunità razzializzate e su altri gruppi emarginati all’interno dell’Unione, e sviluppare delle strategie a partire dalle sue conclusioni – conclude Karen Taylor. 

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Articolo pubblicato in discriminazioni, il 18 maggio 2020